Il “comprensorio sciistico” del Monte Acuto è nato, alla fine degli anni ’70, ad opera del Consorzio di bonifica montana dell'Appennino pesarese e del Comune di Frontone, con l’installazione di una “funivia monofune”, che unisce la località Grotticciole (567 m) alla Cupa delle Cotaline (1386 m); la realizzazione della relativa strada di servizio, che unisce la stazione di partenza della funivia alla Strada Provinciale (n. 105 Buonconsiglio - Catria) presso la località Gorghe (1336 m); la trasformazione di un pre-esistente capannone-stalla in “ristorante-bar-rifugio”; l’apertura all’interno della faggeta di Cupa delle Cotaline-Gorghe-Travarco di diverse piste; la costruzione, infine, di uno skilift. Anche allora non sono mancate proteste e denunce da parte delle Associazioni Ambientaliste. Gli impianti, dal dicembre 1980 di proprietà del Comune di Frontone, sono rimasti in funzione fino all’inverno 1988-89.
Da questa data l’intero “Comprensorio” è stato chiuso e sostanzialmente abbandonato.
Nel frattempo la funivia Grotticciole-Cupa delle Cotaline è diventata di proprietà della Provincia di Pesaro e Urbino.
Il “Comprensorio sciistico”, dopo ristrutturazioni degli impianti di risalita e allargamenti di alcune piste, è stato riattivato nel gennaio 2009.
Nel 2013 è stata realizzata una pista del tutto nuova, eseguita eliminando un’equivalente superficie della faggeta Cotaline - Fonte Terre Rosse (a Sud Est dello skilift fino alla Strada Provinciale) per una lunghezza totale di 440 metri.
Dal 2017 sono iniziati i lavori di modifica dei vecchi impianti di risalita, di riattivazione di tutte le vecchie piste (con ampliamento della loro sezione, ora da 2 a 3 volte più larga). Inoltre è iniziata la costruzione di un impianto di risalita del tutto nuovo (tratto Travarco - Cotaline), per 925 m di lunghezza, e di un ulteriore nuovo tratto di pista (dalla Strada Provinciale n. 105 al Travarco, per 470 m di lunghezza) entrambi ricavati all’interno della faggeta.
Sono infine in programma la realizzazione di: un ulteriore nuovo skilift al di sopra delle Cotaline, un bacino idrico per alimentare gli impianti di neve artificiale, l’illuminazione delle piste.
— La storia attraverso le immagini —
Le immagini dall’alto, costituite da foto aeree e satellitari tratte da: Archivio Cartografico Regionale della Regione Marche (anni 1978, 1988, 2013), Geoportale Nazionale del Ministero dell’Ambiente (anni 2000, 2012) e Google Maps (anno 2018), forniscono un quadro oggettivo della situazione del “Comprensorio sciistico” e del suo progredire storico, ad iniziare dalla costruzione dei primi impianti, sul finire degli anni ’70 del secolo scorso fino all’estate-autunno 2018.
Il “Comprensorio” è situato nel quadrante Nord-Est della vetta di Monte Acuto (1668 m), compreso tra il pianoro delle Cotaline (1500 m), la parte sommitale (1300 m circa) delle Balze della Porta, il passo detto Travarco (1225 m) e le Gorghe.
L’area occupata dal “Comprensorio”, ricade nel Comune di Frontone (PU) ed è di proprietà dell’Ente denominato Università degli Uomini originari di Frontone.
E’ situato (per circa 1/3) all’interno dell’Area Floristica “Monte Acuto” e al margine di quella denominata “Prati dell’Infilatoio” (n.ri 21 e 22, L.R. Marche n. 52/74 e D.P.G.R. n. 73/97).
Inoltre è incluso per intero nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC)/ Sito di Importanza Comunitaria (SIC): “Monte Catria, Monte Acuto” (SiteCode: IT5310019, Area: 8.745,75 ha) e nella Zona di Protezione Speciale (ZPS) per l’avifauna: “Monte Catria, Monte Acuto e Monte della Strega” (SiteCode: IT5310031, Area: 8.843,19 ha).
Al suo interno sono presenti almeno due Habitat Prioritari: “9210*: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex” e “6210(*): Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)”.
Il “Comprensorio” attuale, all’interno di un perimetro di circa 3,15 km, occupa una superficie totale di circa 45 ettari. Sulla quasi totalità dell’area è presente un bosco di faggio (Fagus sylvatica L.), ad esclusione di due porzioni di pascolo secondario (Cotaline e Gorghe).
Le immagini satellitari forniscono i dati relativi alla situazione dell’estate-autunno 2018, relativi alla lunghezza ed estensione di: piste (sia quelle in uso, sia quelle in ampliamento e risistemazione, come quelle di recente creazione, per complessivi 3.712 m), piste di collegamento e strade di servizio (per complessivi 1.340 m, esclusa la Strada Provinciale) e impianti a fune (seggiovia triposto, già in funzione, più la nuova funivia Travarco-Cotaline, ancora in costruzione, per complessivi 1.281 m), per un totale di 6.333 metri. Complessivamente la superficie costituita da piste, strade (esclusa la vecchia Strada Provinciale n. 105 inaugurata nel 1963) impianti di risalita (esclusa la funivia Grotticciole - Cupa delle Cotaline), edifici, occupa circa il 21% del “Comprensorio sciistico” ed è stata quasi del tutto ricavata eliminando completamente un’altrettanta superficie di faggeta. A queste porzioni di ambiente naturale del tutto eliminato, va aggiunta la superficie interessata dai materiali di risulta degli sbancamenti, che hanno ricoperto buona parte dei margini delle piste, nonché le aree di movimentazione e calpestio delle macchine operatrici, che hanno, pur non eliminandolo, degradato notevolmente gli strati superficiali del suolo. Complessivamente la superficie distrutta o alterata dai lavori costituisce almeno 1/4 dell’intero “Comprensorio sciistico”.
Non va inoltre dimenticato che al momento (febbraio 2020) questi lavori non sono ancora finiti.
C’è inoltre in progetto la realizzazione di: un ulteriore impianto a fune di risalita (al di sopra del pianoro delle Cotaline verso M. Acuto); un bacino di raccolta acqua (la cui provenienza è ignota) e la relativa canalizzazione per rifornire gli impianti per l’innevamento artificiale; un impianto di illuminazione delle piste.
Oltre a dare la misura oggettiva della situazione attuale, le immagini dall’alto descrivono, passo passo, quarant’anni di trasformazioni e di profonde modifiche del territorio ricadente nel “Comprensorio sciistico”.
Si nota il progressivo chiudersi e infittirsi delle faggete, che erano state degradate dai forti prelievi a cui erano sottoposte nel passato, in particolare tra Ottocento e primi del Novecento, e che successivamente, ad iniziare dagli anni '50, sono state avviate a fustaia o lasciate alla libera evoluzione naturale.
Tuttavia quello che viene evidenziato dalle immagini di fine anni ’70-’80, sono i significativi interventi effettuati per la realizzazione ex-novo degli impianti sciistici, costituiti da abbattimenti di alberi e da sbancamenti di terreno, per installare la funivia Grotticciole-Cupa delle Cotaline, lo skilift e ricavare le piste.
In seguito, dopo circa due decenni di chiusura, si notano le piste abbandonate su cui il bosco non si è affatto reinsediato. Esse risultano solo parzialmente verdeggianti, in quanto ricoperte da una flora esclusivamente erbacea o arbustiva.
Dopo la riattivazione del 2009, le piste soggette ai lavori di ripristino e di allargamento, risultano denudate, per una sostanziale assenza di vegetazione.
Un’ulteriore e profondamente devastante ripresa dei lavori si ha nel 2017. Questi lavori consistono in radicali interventi di ripristino, ampliamento e prolungamento delle piste abbandonate, a cui si aggiungono nuovi impianti (funivia Travarco-Cotaline e di un’ulteriore nuova pista, la cosiddetta “Cotaline”). In entrambi i casi le più recenti immagini satellitari (estate-autunno 2018) evidenziano estesi abbattimenti di alberi. Mancano ancora le immagini dall’alto degli sbancamenti che hanno fatto seguito agli abbattimenti. La foto da terra comunque danno un’idea della devastazione realizzata nel corso del 2019.
Sulle immagini dall’alto che riportiamo, sono stati evidenziati i più rilevanti effetti delle vicende del “Comprensorio sciistico” su questo territorio: le frecce rosse indicano gli interventi ex-novo, le gialle gli ampliamenti sui vecchi interventi, il cerchio rosso indica il sito in cui cresceva la rarissima felce Gymnocarpium dryopteris, simbolo del grande valore naturale di questo biotopo e dello scempio a cui è stato sottoposto. Tale sito infatti è stato totalmente distrutto dagli ampliamenti realizzati nell’estate-autunno del 2008.
— La devastazione di un patrimonio incommensurabile —
Nel 2011, ricordando proprio la vicenda della distruzione del sito della felce Gymnocarpium dryopteris, invitavo (un po’ ingenuamente, col senno di poi), a rinforzare e consolidare le scarpate, auspicando che il buon senso potesse prevalere, facendo in modo di proteggere almeno le porzioni di faggeta rimaste fuori dalle piste. Sarebbe stato diabolico, scrivevo allora, perseverare nell’ampliare le piste, mangiando ulteriori porzioni di ambiente naturale. Sono passati oltre dieci anni, eppure le scarpate delle piste sono state del tutto abbandonate all’erosione naturale, anzi in diversi punti sono state sovraescavate dalla neve e dalla pioggia e dalle conseguenti ripuliture a forza di motoseghe e ruspe, causando un ulteriore arretramento delle faggete circostanti. Si è dato poi il via ai lavori di ampliamento e prolungamento dei vecchi impianti, a cui se ne sono aggiunti, e se ne aggiungeranno, di nuovi. Evidentemente questa “perseveranza” distruttiva nei confronti di un biotopo di notevole importanza naturale non può che definirsi “diabolica”. Degna di riprovazione politica, sociale e morale!
Il territorio del Catria ha complessivamente un incommensurabile valore, non solo naturale ma anche culturale, storico e paesaggistico. Ciò vale in misura particolare per la porzione del gruppo montuoso su cui è stato insediato il cosiddetto “Comprensorio sciistico”. Per questo il Catria va considerato alla stregua di una illustre città d’arte, come Gubbio o Urbino, solo per citare quelle più prossime. Chi oserebbe distruggere anche una sola piccola parte del Palazzo Ducale per realizzarvi una struttura turistica, un albergo, un ristorante, una palestra? Chiunque inorridirebbe. Ebbene tutto ciò sta accadendo alle pendici di Monte Acuto, dove, per realizzare una valorizzazione turistica senza futuro, si è devastato un vero e proprio santuario naturalistico-culturale.
— La faggeta di Cupa delle Cotaline - Gorghe: un santuario naturalistico-culturale da conoscere e preservare —
Il massiccio montuoso del Catria è costituito da tre grandi dorsali corrispondenti ad altrettante anticlinali. Tutti i suoi bacini idrografici sono adriatici, così che le tre catene montuose sono per intero attraversate trasversalmente dai torrenti Sentino e Burano, che formano profonde gole, le quali dividono il massiccio dai vicini gruppi del Petrano-Nerone a Nord-Ovest e del Cucco a Sud-Est. Altre gole minori e diverse linee di faglia contribuiscono a spezzare e ad articolarne ampie porzioni.
L’intero massiccio ha un considerevole sviluppo altitudinale, compreso tra i 248 m di quota di Cagli, i 1701 m del Catria e i 1668 m della vetta gemella, denominata M. Acuto.
L’intero gruppo (comprese le dorsali minori dello Strega e del Petria) occupa una superficie di circa 15.000 ha. Di questo territorio, l’area che si estende oltre i 1.300 m di altitudine costituisce il 4,66 % della superficie totale, area che si dimezza superando i 1.400 m e infine si riduce allo 0,92 % per quella oltre i 1.500 m. Le due vette di Catria e Acuto costituiscono dunque un significativo lembo, anche se di ridotta estensione, schiettamente montano. Tale emergenza altitudinale, tra l’altro, risulta isolata per un lungo tratto di Appennino, poiché elevazioni analoghe e superiori si trovano solo molto più a Nord, nelle montagne del Corno alle Scale (Appennino bolognese) e più a Sud, nel gruppo dei Sibillini.
Geologicamente il massiccio è costituito da formazioni rocciose calcaree o calcareo-marnose che vanno dal Lias Inferiore (Hettangiano-Sinemuriano) (calcare massiccio) all’Eocene medio (Scaglia variegata e cinerea).
L’intero gruppo montuoso è compreso nei piani vegetazionali: “collinare” (che, a seconda dei versanti e dell’esposizione, non supera i 700-800 e i 1000-1100 metri di quota) e “montano”. Fa eccezione un settore, presso la vetta principale del Catria, che (pur essendo compreso tra 1600 e 1700 m di quota) per la presenza di una fitocenosi erbacea subprimaria è assimilabile al piano “subalpino”. Tale piano si trova nell’Appennino umbro-marchigiano solo nel massiccio dei Sibillini.
Alla grande variabilità degli ambienti presenti nel gruppo montuoso del Catria, corrisponde una notevole biodiversità, costituita da numerose specie animali e vegetali endemiche, altre rare ed estremamente localizzate, alcune al limite della loro distribuzione geografica. Va portata ad esempio di questa ricchezza e specificità del patrimonio naturale del Catria, la presenza di un ortottero endemico: Podisma magdalenae (Galvagni, 1971), e di due composite, anch’esse endemiche: Hieracium dentatum Hoppe subsp. montiscatriae Gottschl. e Hieracium schmidtii Tausch subsp. catriae Gottschl., tutti quanti endemismi esclusivi e ristretti al solo territorio del Monte Catria!
In sintesi, tra i caratteri peculiari del gruppo montuoso del Catria, vanno sottolineati da un lato l’isolamento, rispetto a rilievi di analoga altitudine e complessità e dall’altro la ridotta estensione di alcuni biotopi. Non va infine dimenticata l’intensa e plurisecolare pressione antropica a cui l’intero gruppo montuoso è stato sottoposto. L’insieme di questi caratteri rende il territorio del Catria estremamente fragile, tanto da far considerare a rischio di sopravvivenza alcuni dei suoi ambienti naturali, in particolare le aree sorgentifere, con le relative zone umide, e le faggete microterme. Entrambi questi ambienti sono presenti nel “Comprensorio sciistico”, in particolare nei suoi settori più elevati tra Cupa delle Cotaline e le Gorghe.
— Le faggete del Catria —
Il piano montano del massiccio del Catria sarebbe, per la quasi totalità, potenzialmente occupato dalla foresta di faggio, che costituisce la cosiddetta “formazione climax”. Tuttavia, per motivi storici e (in misura ridotta) morfologico-climatici, le faggete non superano i 1500-1550 metri di quota. Al di sotto di questa altitudine, inoltre, le faggete sono spesso interrotte e confinate ai margini di pascoli secondari più o meno ampi, i quali occupano in genere le superfici più pianeggianti o meno ripide. Le faggete infine, come d’altronde tutti i boschi del Catria, sono state fortemente degradate da secoli di sfruttamento intensivo, ridotte per la grande maggioranza a ceduo e utilizzate come area di pascolo complementare. Ad iniziare dal secondo dopoguerra, sia per la diminuzione delle tradizionali attività economiche che per una più oculata politica forestale, la maggior parte delle faggete del Catria è stata avviata a fustaia. Si è così sviluppata una nuova fase storica, le cui conseguenze sono il ri-compattamento e la chiusura del manto boschivo, pur non portando affatto ad allargamenti del bosco di faggio su nuove superfici. Dunque le faggete costituiscono una delle tessere più imprtanti dell’articolato mosaico che forma il complessivo ambiente montano a boschi, pascoli e rocce del Catria.
Nell’intero territorio della Regione Marche "i boschi a prevalenza di faggio occupano una superficie di 20.125 ha, corrispondenti al 7,8% della superficie forestale regionale [Dati Regione Marche, vd. Dalmasso, Maggi]
Nel territorio del massiccio gestito dall’Azienda Speciale Consorziale del Catria (corrispondente a 5.376 ha, quindi circa 1/3 dell’intero gruppo montuoso), le faggete occupano 1.036 ha (218 ha a fustaia, 818 ha a ceduo) [Dati 1990. vd. Azienda Sp. Cons. Catria].
Le faggete del massiccio del Catria si dividono sostanzialmente in due principali gruppi: quelle termofile, localizzate in genere a quote più basse o con esposizioni più meridionali, e quelle più fresche e mesofile, delle quote più alte e rivolte a settentrione. Un altro aspetto che le caratterizza è legato alla diversa acidità del suolo e dell’humus, variabile anche questa in base alla quota, come pure in funzione della presenza di un diverso substrato geologico, che in genere, ma non sempre, è nettamente calcareo, dunque tendenzialmente basico, ma possono esistere "tasche di decalcificazione".
Dal punto di vista vegetazionale-fitosociologico, in generale le faggete dei Monti Catria ed Acuto sono state riferite “all’alleanza nord-appenninica Geranio nodosi fagion Gentile 1974 e all’associazione Polysticho-Fagetum Feoli, Lagonegro 1982”.
Dal punto di vista della conservazione della biodiversità, secondo la Direttiva Habitat (Direttiva n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, approvata il 21 maggio 1992 dalla Commissione europea) recepita in Habitat Italia, queste fitocenosi sono state inserite, tra le “Foreste mediterranee caducifoglie (92)”, nell’Habitat prioritario: “9210*: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex”.
— La faggeta del “Comprensorio sciistico” —
Sul versante nord-orientale di Monte Acuto, il “Comprensorio sciistico” di Cupa delle Cotaline-Gorghe-Travarco si sviluppa sostanzialmente proprio all’interno di una faggeta. Infatti quasi tutte le piste da sci, gli impianti di risalita e gli edifici annessi, sono stati ricavati eliminando altrettante porzioni di tale bosco.
Questa scelta non è stata certo casuale ed è motivata da diversi fattori naturali e storici. In primo luogo, dal fatto che, al di sopra dei 1400-1500 metri (cioè al di sopra dell’attuale limite altitudinale superiore del bosco), la superficie montana del massiccio del Catria decresce esponenzialmente, e ciò accade in particolare sul M. Acuto. Dunque, non c’è terreno a sufficiente altitudine. Inoltre per le stesse ragioni orografiche e di esposizione, il manto nevoso al di sopra del limite superiore del bosco ha presenza, durata e spessori estremamente variabili e notevolmente irregolari. Fenomeno accentuato dal cambiamento climatico in atto, per il quale la tendenza va verso una sempre minore regolarità delle precipitazioni nevose. Va infine ancora ricordato che la faggeta è stata storicamente relegata, dalle tradizionali attività dell’uomo, ai versanti più ripidi e scoscesi.
La faggeta che si sviluppa all’interno del “Comprensorio” ha un diverso grado di “microtermia”, in funzione di altitudine ed esposizione, pur essendo, quest’ultima, prevalentemente tra Nord, Est e Sud-Est, quindi tendenzialmente fresca.
Il margine superiore di tale faggeta, al passaggio con i soprastanti ambienti (costituiti da pascoli secondari, pendici erbose e aree schiettamente rupestri) mostra una fascia arborea e arbustiva particolare, costituita da faggi dal portamento modificato, sia dagli animali al pascolo, come anche (nelle aree più naturali) ridotti e contorti da vento neve e ghiaccio. Proprio in questi ultimi settori meno antropizzati il limite superiore della vegetazione arborea vede associati al faggio anche frangola montana (Oreoherzogia fallax (Boiss.) W.Vent (= Rhamnus alpina L. subsp. fallax (Boiss.)), sorbo montano (Sorbus aria (L.) Crantz) e un’interessante fascia cespugliata costituita da ginestra stellata (Genista radiata (L.) Scop.).
La faggeta è quasi pura nei settori più elevati del “Comprensorio”, mentre si arricchisce di specie arboree, cambiando i fattori di quota ed esposizione. Man mano che il grado di macrotermia aumenta, compaiono diverse entità come: Taxus baccata L., Fraxinus excelsior L., Acer pseudoplatanus L., Laburnum alpinum (Mill.) Bercht. & J.Presl, Oreoherzogia fallax (Boiss.) W.Vent, Sorbus aria (L.) Crantz, Quercus cerris L.. Ad ospitare tali componenti è il settore più basso del “Comprensorio”, all’incirca dalla Strada Provinciale fino al Travarco, qui la faggeta si avvicina maggiormente all’Habitat “9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex” e alle relative fitocenosi di riferimento. Anche il sottobosco erbaceo è, nella parte più elevata, caratterizzato da un gran numero, per quantità e specie, di felci. Analogamente allo strato arboreo, anche la flora erbacea si arricchisce di specie scendendo di quota e nelle parti con esposizioni più calde.
Dal punto di vista della categorizzazione forestale, il bosco di faggi all’interno del “Comprensorio” è riferibile al “Tipo forestale” descritto come "Faggeta eutrofica (FG30)", che nella regione Marche occupa una superficie di 7.636 ha, corrispondenti al 3% della superficie forestale regionale. Tale “Tipo” è presente in maniera frammentaria e discontinua "sulla dorsale Appenninica principale", su substrato calcareo. E' da notare che nella parte più elevata del "Comprensorio", la faggeta che costituisce il limite superiore del bosco, in particolare sopra le Gorghe, è riferibile al "sottotipo d'altitudine a sviluppo ridotto (FG31X)". Anche secondo questa prospettiva di analisi forestale, la porzione inferiore della faggeta si avvicina maggiormente alla “Faggeta mesofila submontana (FG20)” [vd Dalmasso, Maggi]. In effetti però questa si sviluppa pienamente al margine inferiore del “Comprensorio”, lungo le pendici dell’Acuto al di sotto dei 1.200, arrivando ad incunearsi nei sottostanti fondovalle del Mandrale e del Cinisco.
Tuttavia la porzione medio-superiore del "Comprensorio", tra Cupa Cotaline e le Gorghe, per fattori climatico-altitudinali, orografici, edafici e la presenza di alcune entità floristiche acidofile (estremamente rare nell’Appennino calcareo centrale), mostra delle peculiarità che la rendono meno facilmente inquadrabile nelle fitocenosi, nei Tipi forestali e nell’Habitat conservazionistico descritti precedentemente.
A determinare in maniera significativa questa singolarità dell’ambiente naturale in cui è insediato il “Comprensorio sciistico” è anche la sua particolare caratteristica edafica e geologica. Stratigraficamente, il nucleo centrale del “Comprensorio” insiste su un ampio affioramento che va dal Rosso Ammonitico ai soprastanti Calcari diasprini umbro-marchigiani, formazioni che si allungano tra le località Fonte Terre Rosse (1400 m ca.) a SE, il pianoro delle Cotaline (1449-1500 m), la sottostante Cupa delle Cotaline e la Fonte delle Gorghe (1335 m ca.) a NO. I Calcari diasprini affiorano ancora, più in basso, al margine inferiore del “Comprensorio”, tra Travarco (1200-1225 m) e Genga Capraia (= Genga Aguzza in IGM, 1210 m).
La prima formazione ha una composizione fortemente marnosa, che la rende spiccatamente sorgentifera.
I Calcari diasprini hanno una notevole componente silicea, che rende i suoli legati a questa formazione neutri o acidi.
L’ambiente che si sviluppa in queste condizioni di quota, esposizione e substrato, ha favorito la formazione di un biotopo fresco, relativamente umido (localmente e temporaneamente acquitrinoso), e dal suolo sub-acido o decisamente acido, su cui si è insediata una flora, dominata dal faggio, ricca di specie floristiche peculiari e alcune veramente notevoli. L’area interessata da questo ambiente coincide con la parte medio-alta del “Comprensorio sciistico”, che va dalla Cupa delle Cotaline alle Gorghe, tra 1500 e 1300 m di quota. Il complesso dei caratteri geologici, edafici ed orografico-climatici sopra descritti, ha favorito la formazione, in questa porzione del massiccio del Catria, di un biotopo del tutto particolare, che ha pochi eguali in tutto l’Appennino umbro-marchigiano.
Dal punto di vista della tipizzazione forestale si riscontrano alcune analogie con il Tipo forestale definito "Faggeta mesoneutrofila (FG10)", che nel territorio della Regione Marche è confinato all'estremo Sud, nel solo Massiccio dei Monti della Laga, dove occupa una superficie di 2.213 ha, corrispondenti allo 0.9 % della superficie forestale regionale totale.
Dal punto di vista della conservazione della biodiversità, la fitocenosi di Cupa Cotaline - Gorghe non coincide così e semplicemente con l'Habitat "9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex" (che è già un Habitat prioritario), ma va confrontata con ambienti affini o per alcuni aspetti paragonabili a questo, che si trovano tanto nell’Appennino settentrionale che nei Monti della Laga e sulle montagne abruzzesi. La faggeta di Cupa Cotaline - Gorghe è, almeno in parte, riferibile agli Habitat: “9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum”, “9130 Faggeti dell’Asperulo-Fagetum”, “9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis”. Questa "anomalia" andrebbe prima di tutto indagata scientificamente e già solo per questo i lavori del “Comprensorio” andrebbero immediatamente fermati in via precauzionale.
— La fauna del “Comprensorio” —
Dal punto di vista faunistico, non dimentichiamo che l’area di cui ci occupiamo è l’ambiente di elezione del Gatto selvatico - Felis silvestris (Schreber, 1777), zona di nidificazione e rifugio per la Coturnice - Alectoris graeca (Meisner, 1804) e l’habitat esclusivo della Salamandrina dagli occhiali settentrionale - Salamandrina perspicillata (Savi, 1821), tutte specie di grande rilievo naturalistico. In mancanza di dati e studi approfonditi sull’intera biocenosi del “Comprensorio sciistico”, questi animali costituiscono la “punta dell’iceberg” dell’intera comunità degli organismi animali presenti.
— La flora vascolare del “Comprensorio” —
A testimoniare complessità e ricchezza di questo ambiente naturale è la sua flora vascolare.
Nell’intero “Comprensorio sciistico” è stata rilevata la presenza di non meno di 225 entità floristiche. Di queste, almeno 58 vanno considerate specie notevoli, per uno o più di questi motivi: rarità, endemicità, particolare significato ecologico e presenza nell’ “Elenco delle specie floristiche rare o in via d’estinzione nelle Marche” (1981) [Ballelli, Biondi, Cortini Pedrotti e al.] e relativo “Aggiornamento”(2012) [Ballelli, Cesaretti].
All’interno della parte più particolare e interessante, costituita dalla faggeta di Cupa delle Cotaline - Gorghe, tra le specie di elevatissimo valore presenti, sono da segnalare almeno tre Pteridofite.
Gymnocarpium dryopteris (L.) Newman, specie da rara a molto rara in tutto l’Appennino centrale [Marchetti 2004: p. 181], questa di Cupa delle Cotaline era la seconda stazione conosciuta presente sul M. Catria, insieme a quella delle Cupaie, quest’ultima senza conferme recenti, mentre il sito di Cupa delle Cotaline è stato distrutto per l’asportazione totale della porzione di terreno in cui si trovava, a causa dell’allargamento di una pista da sci, avvenuto nell’estate del 2008. Vale qui la pena di ricordare che, nell’Appennino settentrionale e Alpi Apuane, questa specie caratterizza la vegetazione di alcune faggete acidofile montane (Serie appenninica settentrionale centro-orientale acidofila del faggio (Gymnocarpio dryopteridis-Fago sylvaticae sigmetum)).
Di estremo valore fitogeografico è poi la presenza “presso il Rif. Cupa delle Cotaline” di Dryopteris cambrensis (Fraser-Jenk.) J.Beitel & W.R.Buck subsp. insubrica (Oberh. & Tavel ex Fraser-Jenk.) Fraser-Jenk., la quale, in tutto l’Appennino umbro-marchigiano, è stata rinvenuta solo in un’altra località del maceratese. [Marchetti 2009: p. 145].
Sempre nella medesima area di Cupa delle Cotaline si trova anche: Dryopteris dilatata (Hoffm.) A. Gray, che in tutto l’Appennino umbro-marchigiano è nota solo per questa e due altre località, tutte situate nel massiccio del Catria [Marchetti 2009: p. 139]
Nella faggeta di Cupa delle Cotaline- Gorghe è inoltre da evidenziare la presenza di un contingente di specie vegetali rare o poco comuni, non solo nello stesso gruppo montuoso del Catria, ma in tutto il territorio di Marche ed Umbria. Vanno almeno ricordate: Monotropa hypopitys L. (la cui presenza sul Catria è conosciuta per due sole altre stazioni), Polystichum aculeatum (L.) Roth, Orchis pallens L., Omalotheca sylvatica (L.) Sch.Bip. & F.W.Schultz (che cresce anche, come specie pioniera, lungo alcune scarpate delle piste da sci), Chamaenerion angustifolium (L.) Scop. (cresce al margine della faggeta, sul massiccio del Catria è nota la presenza solo in due altre stazioni; presente come “vistosa” in Ballelli, Biondi, CortiniI Pedrotti e al.: p. 140), Epipactis microphylla (Ehrh.) Sw., Neottia ovata (L.) Bluff & Fingerh. - (che nel massiccio del Catria è piuttosto rara e qui è al limite superiore della distribuzione altitudinale), Aquilegia dumeticola Jord., Polygonatum verticillatum (L.) All..
Anche i pascoli e le pendici erbose della stessa area Cotaline – Gorghe ospitano specie rare o poco comuni. Tra le tante, vanno in particolare segnalate le seguenti entità endemiche: Campanula scheuchzeri Vill. subsp. pseudostenocodon (Lacaita) Bernardo, Gargano & Peruzzi - ( = Campanula pseudostenocodon Lacaita. Entità localizzata proprio intorno a M. Acuto, sito che costituisce il limite settentrionale del suo areale di diffusione. Va notato che alcune piante di questa Campanula erano cresciute in una delle vecchie piste non più utilizzata da decenni, pista che i recenti lavori hanno rimaneggiato e allargato, asportando la vegetazione che nel frattempo vi si era reinsediata), Campanula micrantha Bertol. (= Campanula apennina Podlech. Va ricordato che il Catria è il locus classicus del Typus secondo Podlech [Podlech 1965, Podlech 1970]. Nel pascolo delle Cotaline era presente fino a poco più di un decennio fa, ma recentemente non si rinviene più per l’alterazione del suolo causata dal continuo calpestio dei mezzi meccanici che transitano nell’area), Myosotis graui Selvi, Cynoglossum apenninum L., Ranunculus apenninus (Chiov.) Pignatti, Viola eugeniae Parl. subsp. eugeniae.
Nell’area sorgentifera de le Gorghe, tra le più elevate del massiccio, nei residuali (la sorgente è stata captata) ambienti temporaneamente umidi, si rinvengo specie poco comuni a tali quote. Tra queste vanno evidenziate in particolare: Juncus articulatus L. e Veronica beccabunga L..
Pur non essendo inclusa (per ora) all’interno del “Comprensorio sciistico”, va assolutamente ricordato che al margine superiore della faggeta, poco sopra le Gorghe, c’è un’area rupestre in cui crescono, tra le interessanti e notevoli specie caratteristiche di questi ambienti, alcune piante rare ed endemiche. Che sono: Hieracium dentatum Hoppe subsp. montiscatriae Gottschl., Hieracium amplexicaule L. subsp. berardianum (Arv.-Touv.) Zahn, Hieracium pilosum Schleich. ex Froel..
In contrasto con la grande concentrazione di specie naturalisticamente notevoli, va infine segnalata, in pieno “Comprensorio sciistico”, la presenza di piante del tutto estranee agli ambienti tipici di questo territorio, alcune vere e proprie esotiche. Presso il Rifugio di Cupa delle Cotaline è presente da almeno due decenni Matricaria discoidea DC., una neofita invasiva, nota per essere in espansione in molte aree montane appenniniche e alpine, degradate da strade e impianti sciistici. Sulle piste abbandonate si trovano inoltre piante come Medicago sativa L., Potentilla reptans L., Cirsium arvense (L.) Scop., Convolvulus arvensis L., che nulla hanno a che fare con faggete e pascoli montani. Queste presenze testimoniano il livello di degrado ambientale raggiunto da alcune porzioni del “comprensorio sciistico”.
Quindi da un lato assistiamo alla perdita di ambienti e delle relative caratteristiche specie spontanee, d’altro lato è già evidente l’inquinamento floristico causato dall’introduzione di specie alloctone o comunque del tutto estranee a quest’area montana. Da questo punto di vista è ancora più allarmante il progettato ”inerbimento artificiale” delle piste. Che in ogni caso introdurrà, forzatamente e su ampie superfici, semi di specie che nulla hanno a che fare sia con la faggeta che con i circostanti pascoli e aree rupestri. Tra l’altro la colonizzazione delle piste da parte di alcune piante della flora del Catria, come è accaduto per Campanula pseudostenocodon, specie tipica di ambienti erbosi e rocciosi, è un’ulteriore testimonianza della radicale trasformazione avvenuta nelle parti di faggeta eliminate dalle piste. Il nuovo ambiente è tale da rendere impossibile la naturale ri-espansione della faggeta nelle aree occupate in precedenza, anche nell’arco temporale di diversi decenni come si è già notato. In altri termini nelle porzioni occupate da impianti e piste la biocenosi originale è irrimediabilmente perduta e la nuova comunità biologica che vi si è insediata ha le caratteristiche di un banale ambiente sinantropico, con occasionali presenze di specie montane comunque estranee alla fitocenosi originaria.
Le stesse porzioni di faggeta non ancora toccate sono state talmente frammentate che è probabile che i varchi aperti dalle piste accentuino gli effetti dei fenomeni meteo-climatici tipici di quest’area montana, come vento, gelate tardive e forte insolazione estiva, che potranno indurre gravi alterazioni, in particolare un tendenziale inaridimento, che è quanto di più letale per una faggeta.
[febbraio 2020]
.
Mappe: